Il tempo di un caffè: acquarelli col caffè nei caffè storici
Tutto inizia “per caso”, in un mio viaggio in solitaria nella bellissima città di Napoli. Partita con il desiderio di vivere appieno la città, affitto una casa, nel mese di giugno del 2016. L’ alloggio è in una delle prime traverse a sinistra di via Toledo, pochi passi che segnano il contrasto fra l’imponenza del palazzo reale e la dirompenza chiassosa e colorata dei quartieri spagnoli, il passaggio dal Gran Caffè Gambrinus è felicemente d’obbligo.
Mi trovo immediatamente immersa nel folclore caotico e polveroso, sotto un cielo di sole e di panni stesi, la vera bandiera del cuore pulsante di Napoli. Mi inerpico su di una scala stretta, buia, polverosa e “sgarrupata”*, in cima alla quale si apre una porta che mi invade di una luce intensa, una casa bellissima dal gusto moderno e raffinato, che sempre conserverò nel cuore. L’indomani mi do un tono da turista impegnata e armata di cartina della città e di una golosità proverbiale, scendo di tutta fretta per lanciarmi su di una sfogliatella, pochi passi e inizio a preoccuparmi; non c è alcuna presenza di esseri umani. Rimango pietrificata in questo spettacolo post-apocalittico di sparizione del genere umano.
Di prima mattina la città è surreale, si trasforma, diventa fresca, deserta, silenziosa, fogli bianchi a terra e fogli bianchi in cielo; i gabbiani garriscono e giocano con il vento che sale dal golfo.
Il profumo di dolci appena sfornati arriva a destarmi dall’impietrita visione, vedo le vetrine imbandite di carboidrati lievitati, fritti, ripieni, glassati, caramellati, mandorlati, imbiancati di zucchero e riprendo fiducia che il mondo stia continuando a girare.
Arrivo al Gran Caffè Gambrinus, mi accoglie un cameriere altissimo in livrea, finalmente vedo un segno di vita, mi siedo nei tavolini fuori dando le spalle al teatro San Carlo, non voglio perdere di vista la ritrovata presenza di umani. Pochi gesti e la mia postazione diventa un ufficio: mappa della città, una penna, un piccolo taccuino, occhiali, caffè e sfogliatella. Decido luoghi e musei da visitare e un po’ lascio al caso, mantengo come quartier generale questo caffè, perché da qui si vede piazza del Plebiscito, i turisti e anche gli abitanti che sfrecciano, in auto e in motorino. La brezza fresca del mattino, si è fatta tiepida, inizio il tour.
Non sono sola con me c’è Monsieur Moustache, ma come non era un viaggio in solitaria? Insomma, due occhi da guardare ci vogliono sempre, i suoi sono piccoli ma vispi, sotto un cappellino blu simpatico con una stella rossa e due grandi baffi neri, mi fa compagnia! Non è da tutti avere come compagno di viaggio uno zainetto con i baffi.
Dopo gli arazzi e la divina scalinata di marmo del palazzo reale, i quadri di Castel Nuovo, la Napoli sotterranea, le mille chiese, i cortili dei palazzi, su suggerimento di Titti un’altra viaggiatrice solitaria incrociata in una visita guidata, un giorno mi dirigo nella famosa spiaggia la Gaiola a Posillipo e li in grande relax inizio a dipingere il panorama. Ustionata dal sole non lo finisco e torno in città…
La mattina seguente torno in ufficio al Gambrinus, il menù per me è sempre lo stesso, caffè e sfogliatella. Estraggo i miei acquarelli dal fedele compagno di viaggio e decido di terminare il dipinto, devo finire il mare, la sabbia e il particolare di qualche roccia… e proprio li sull’indecisione del colore della sabbia che provo con il caffè, un gesto naturale come girare il cucchiaino nella tazzina. In quell’istante ho l’illuminazione la visione dell’immagine, come quando da bambino unisci i puntini numerati della settimana enigmistica per creare la figura. Decido che quello è il momento zero di ciò che sarebbe stato un percorso futuro, l’acquerello col caffè nei caffè storici, unendo i puntini di ciò che mi appartiene, ciò che mi fa stare bene, le mie passioni, i viaggi, gli incontri, le persone e le loro storie, le città d’arte, i luoghi ricchi di storia, di bellezza, la pittura, la scoperta, la libertà! Il cameriere vedendomi dipingere col caffè è felicemente sorpreso, sfodera la tipica accoglienza e generosità partenopea e mi dice “signorina, che bella cosa che state facendo! Le offro un altro caffè”, così decido di fermarmi anche a pranzo, nel mio nuovo ufficio.
Solo ora inizio a raccontare questo percorso, che in questi anni si è arricchito, di aneddoti e di altri caffè, di viaggi, di incontri e di segni che mi invitano a proseguire. Desidero essere di ispirazione per te che mi stai leggendo per la prima volta o per chi già mi conosce e mi segue, per te che sai che aiuto le persone ad ascoltarsi e ad avere il coraggio di compiere piccole e grandi azioni per creare la vita che vuoi, con entusiasmo e gioia
Roberta
*Sgarrupato: nella lingua napoletana significa: rovinato, fatiscente, quasi in rovina
Il prossimo racconto è ambientato a Venezia, agosto 2016, rimani sintonizzato e seguimi qui
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